Abitato sin dalla Preistoria, l’Oltrepò Pavese ha ospitato tribù di Galli e di Liguri fino alla conquista dei Romani. La storia della viticoltura in Oltrepò va di pari passo con la storia del territorio.
La presenza della vite sulle colline dell’Oltrepò risale ad epoche antichissime, come testimonia il tralcio di vite fossile risalente ai tempi preistorici e conservato presso il Museo archeologico di Casteggio.

E’ opinione fondata che furono gli Etruschi, nel corso della loro fase espansionistica nel VI a.C., a portare la coltura della vite nella Pianura Padana, con l’introduzione della vitis sativa, cioè dell’allevamento della vite e della viticoltura.
I metodi di coltivazione del tempo erano essenzialmente due: quello di tradizione greca, a ceppo basso e con sostegno morto, e quello dell’influenza etrusca, con potatura lunga e su sostegno vivo.
Attraverso questo sistema di vite a potatura lunga, gli Etruschi valorizzarono e ingentilirono le specie selvatiche locali, operando una selezione dei vitigni.

Una prima testimonianza del vino dell’Oltrepò ci viene dal geografo e storico greco Strabone, passato in Oltrepò attorno al 40 a.C. al seguito delle truppe romane, che così scrisse della zona: “vino buono, popolo ospitale e botti di legno molto grandi”, attribuendo agli artigiani locali l’invenzione della botte di legno.
Altre citazioni sono dello storico Plinio il Vecchio, che scrive di una viticoltura florida nelle località di Clastidium (Casteggio) e Litubium (Retorbido).

La vicinanza con Pavia ha successivamente posto l’Oltrepò in contatto con i Longobardi, che scelsero Pavia come capitale del loro Regno. Durante questo periodo il territorio dell’Oltrepò fu sottoposto ai monaci dell’Abbazia di San Colombano a Bobbio.
Infatti nell’VIII secolo la Regina Teodolinda concesse alcuni terreni di confine al gruppo di monaci irlandesi erranti guidati da San Colombano. Nasceva così nel territorio oltrepadano il Monastero di Bobbio, il cui “Scriptorium” rappresentò fino al IX secolo il più importante centro di produzione di libri del Nord Italia e di irradiazione culturale in tutta Europa, paragonabile solo a Montecassino.
I monaci irlandesi, che si erano fermati 20 anni in Borgogna, ripristinarono la coltivazione della vite nelle terre oltrepadane devastate dalle scorribande barbariche dopo la caduta dell’Impero.

Nel Medioevo e nell’Età Moderna, in quanto terra di confine e punto nevralgico per il controllo delle vie dei commerci dal mare alla pianura, l’Oltrepò è stato teatro di scontri tra le famiglie nobiliari.
Lo testimoniano i numerosi castelli che punteggiano le colline, tra cui quelli di Zavattarello, di Oramala, di Montecalvo, di Montalto, di Cicognola e molti altri. A metà del ‘700, l’Oltrepò è entrato a far parte del Regno di Sardegna, da cui deriva anche il nome con cui talora è ancora ricordato, di 
“Antico Piemonte”.

L’Oltrepò vitivinicolo vede la sua nascita commerciale e produttiva nell’800 e nel rinnovamento del mondo vinicolo dopo l’attacco di fillossera che ha portato gravi danni a tutta la viticoltura. Basti pensare che nel 1884 la zona vantava ben 225 vitigni autoctoni, contro la dozzina attualmente presente, tra cui la Moradella e l’Uva di Mornico.
Nel corso dei decenni la vite ha mantenuto il ruolo di coltura principale e già nei primi anni del ‘900 sono stati introdotti i 
criteri del vigneto specializzato, della razionalizzazione degli impianti e dei cloni, cercando di ottenere una produzione di qualità riconosciuta anche a livello internazionale.

Il lungo percorso che ci ha portato alla situazione odierna vedeva già nel 1912 lo spumante oltrepadano prodotto da SVIC (Società Vinicola Italiana di Casteggio) pubblicizzato in America con un grande cartellone ben visibile a New York accanto alla Statua della Libertà.
A seguito della crisi di mercato di inizio ‘900 sono nate le prime forme associate di viticoltori con l’obiettivo di mettere in comune le strutture di vinificazione e aumentare la massa critica nei confronti della controparte commerciale.

La prima cantina sociale fu quella di Montù Beccaria nel 1902, cui seguì nel 1905 quella di Santa Maria della Versa. Nel 1906 furono costituite quelle di Canneto Pavese e di San Damiano al Colle.
In seguito nacquero le Cantine di Casteggio, Retorbido e Torrazza Coste e poi nel 1909 quella di Stradella e nel 1931 quella di Codevilla.